Siglato l’accordo di distribuzione esclusiva fra Ligra DS e Zero-Ohm Systems

Zero-Ohm Systems è un’azienda canadese che ha sviluppato un dispositivo passivo per certi versi rivoluzionario che permette d’interconnettere qualsiasi amplificatore a più diffusori acustici senza preoccuparsi delle impedenze di carico e della lunghezza dei cavi.

Questo dispositivo consente agli utenti di collegare 20, 30, 40 o più diffusori in parallelo al singolo canale di un amplificatore senza l’uso di trasformatori, tipici dei sistemi a 100 V. Finora, questa possibilità era condizionata dalla possibilità di far funzionare l’amplificatore ad un’impedenza di carico molto bassa per i motivi che spiegheremo fra poco. Sebbene ci siano finali di potenza in grado di lavorare in sicurezza a 4 ohm e 2 ohm, scendendo sotto ad un valore limite si incorre nel guasto dell’apparecchio (se non adeguatamente protetto) e conseguente interruzione del servizio.

Zero-Ohm, viceversa, risolve il problema all’origine e per questa ragione è adatto per tutte le installazioni in arene e stadi, parchi divertimento, bar, cinema e teatri, sale ricevimenti, aeroporti, navi da crociera, hotel, centri commerciali all’aperto, ristoranti, parchi acquatici e altro ancora.

Ligra DS ha colto l’opportunità di poter distribuire, in esclusiva per il mercato italiano, un dispositivo come questo agli installatori e system integrator che offre, fra gli altri, un vantaggio fondamentale: a parità di diffusori, riduce notevolmente il numero di amplificatori richiesti e di conseguenza i costi.

Il problema dell'impedenza di carico

Le leggi dell’elettrotecnica ci insegnano che collegando in parallelo due diffusori identici, quindi con la stessa impedenza, al canale di un amplificatore, l’impedenza totale si dimezza. Ad esempio, utilizzando una coppia di diffusori di impedenza nominale 8 ohm, lo stadio di uscita dell’amplificatore vede ai suoi morsetti un carico di 4 ohm. Se ora i diffusori passano da due a quattro, l’impedenza risultante diventa 1/4 di quella del singolo diffusore, in questo caso 2 ohm. Tuttavia, lo stadio di uscita dell’amplificatore non può continuare ad erogare corrente quando il carico diventa troppo basso, in quanto l’impedenza che vede ai morsetti si avvicina pericolosamente al corto circuito. Questo ragionamento ci porta a comprendere come vi sia un numero massimo di diffusori collegabili ad un singolo amplificatore. 

Per evitare che si brucino i circuiti, quasi tutti gli amplificatori sono dotati di circuiti di protezione più o meno sofisticati che “staccano” l’apparecchio quando il carico visto scende pericolosamente sotto ad una certa soglia o raggiunge una certa temperatura. Il problema è che l’amplificatore smette di funzionare.

I sistemi a 100 V e i loro limiti

I sistemi a 100 V, o a diffusori distribuiti, rappresentano un’alternativa al collegamento in parallelo appena descritto (detto anche “a bassa impedenza”) e sono ampiamente utilizzati dove sono richiesti più altoparlanti. Alla base di questi sistemi c’è un metodo di distribuzione della potenza simile a quello adottato per la distribuzione dell’energia elettrica nelle nostre case, cioè ad alta tensione, 100 V (o 70 V) appunto. L’amplificatore ha un trasformatore di step-up incorporato, cioè che alza la tensione e fa sì che il segnale venga trasmesso su una linea anche molto lunga con perdite trascurabili. Ogni diffusore/altoparlante ha poi il proprio trasformatore di step-down per riconvertire il segnale in bassa tensione / alta corrente:
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Al di là degli aspetti tecnici, questi sistemi presentano un grosso vantaggio: per collegare più altoparlanti, basta metterli tutti in parallelo e sommare le potenze totali. Se, ad esempio, abbiamo a disposizione un amplificatore da 100 W @ 100 V, ad esso potremo collegare 20 diffusori da 5 W cad. (20 x 5 = 100 W) oppure 10 diffusori da 10 W cad. (10 x 10 = 100 W) o ancora combinare fra loro diffusori con potenze diverse. I sistemi a diffusori distribuiti sono comunemente usati in aeroporti, centri commerciali, scuole, chiese, club, uffici, parcheggi, campi sportivi e ovunque siano richiesti molti altoparlanti con un numero ridotto di amplificatori. Tuttavia, presentano una serie di inconvenienti, fra i quali il più importante è dato dal fatto che ogni diffusore richiede un proprio trasformatore e questi ultimi influenzano pesantemente la qualità del suono (perdita delle basse frequenze ecc.) al punto tale che sono utilizzabili per la riproduzione del parlato e di musica di sottofondo a basso livello.

La soluzione/rivoluzione Zero-Ohm

Sino ad ora, a livello progettuale bisognava scegliere se privilegiare la qualità audio a discapito del numero massimo di diffusori collegabili ad ogni singolo amplificatore oppure il numero di diffusori a discapito della qualità. Sino a quando Zero-Ohm ha brevettato il suo sistema, che si traduce in un’unità da interporre fra amplificatore finale e diffusori per collegare decine di diffusori nel modo convenzionale a bassa impedenza, cioè in parallelo, offrendo i seguenti vantaggi:
  • Nessun trasformatore richiesto
  • Possibilità di collegare più diffusori in parallelo (oltre 40) senza problemi di impedenza di carico
  • Possibilità di utilizzare diffusori con qualsiasi impedenza nominale fra quelle più diffusre: 2, 4, 8, 16 ohm
  • Uniforme distribuzione della potenza su tratte di cavo lunghe
  • Risposta in frequenza senza limiti nella banda audio
  • Riduzione dei costi dovuta alla riduzione del numero degli amplificatori

I prodotti Zero-Ohm attualmente disponibili, totalmente passivi, sono quattro e appartengono alle serie Disruptor e Renegade:

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Questi apparecchi dispongono di una coppia, o quattro, ingressi e due uscite A e B per pilotare i diffusori.

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La connessione avviene mediante cavi con connettori Speakon, in modo tale che – sulle uscite – una volta collegato il primo diffusore si manda il rilancio al secondo e via di seguito fino a completare tutta la serie.
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